Gli impollinatori hanno un ruolo chiave nella regolazione dei servizi a supporto della produzione alimentare, della salvaguardia degli habitat e delle risorse naturali, risultando fondamentali anche per la conservazione della diversità biologica, la base della nostra esistenza e delle nostre economie” (fonte Ispra ambiente, 2020). La maggior parte delle piante, colture agrarie incluse, necessita della loro attività che tuttavia, è messa a rischio in particolare da cause direttamente correlate all’attività umana (fonte IPBES, 2016) ed una delle cause principali di questo declino è l’attività agricola intensiva: infatti l’impiego di monocolture su grande estensione, assieme all’uso di tecniche di coltivazione poco sostenibili (meccanizzazione, irrigazione artificiale, impiego di fertilizzanti di sintesi e di prodotti antiparassitari) comportano ripercussioni note all’ambiente quali

  • Emissioni di CO2
  • Compattazione e degrado dei suoli
  • Deflusso di azoto
  • Perdita di biodiversità

(Goulson et al., 2015)

In particolare, l’uso di pesticidi rende gli insetti pronubi più sensibili alla pressione indotta dagli eventi climatici estremi causati dai cambiamenti ambientali.

Anche l’UE ha intrapreso un sistema stringente riguardo all’autorizzazione di principi attivi, promuovendo la salvaguardia dei pronubi, in linea con i valori presentati dal Green deal (COM 640, 11 dicembre 2019). Tali principi sono orientati a seguire un sistema agricolo integrato, che includa l’uso di fertilizzanti organici, la rotazione colturale e la lotta biologica, a supporto della biodiversità e della fertilità dei suoli.

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