Cos’è?

Mai sentito parlare di isola di calore urbana? questo termine, coniato dagli esperti climatici, consente di definire un fenomeno recente, causato per lo più dall’attività antropica, ossia una pianificazione urbana non sostenibile, in cui l’eccessiva cementificazione e la natura minerale dei rivestimenti di strade ed edifici, unita alle note emissioni di calore legate alle attività umane stesse (climatizzazione, motori endotermici di veicoli e industrie), producono calore che porta ad un innalzamento termico fino a 5°C delle aree esposte, un microclima artificiale nettamente più caldo rispetto alle zone rurali, che porta alla riduzione drastica del benessere umano, oltre a favorire l’innalzamento climatico del pianeta.

Come si contrasta?

Perché le aree meno antropizzate non risentono di questo fenomeno? Semplice, in questi ambienti è possibile trovare una delle più efficaci soluzioni a tale crisi climatica, il verde. La vegetazione, infatti, grazie alla sua enorme funzionalità, è in grado di mitigare il fenomeno descritto, attraverso diversi aspetti fisici e fisiologici:

Dissipazione del calore attraverso i processi fotosintetici, la creazione di fotosintesi, infatti, è consentita mediante scambi gassosi tra piante e atmosfera, attraverso i quali la stessa riceve radiazione solare e cede acqua all’ambiente. L’acqua che, rilasciata nell’ambiente circostante dal processo fotosintetico, evapora a contatto con superfici calde quindi, utilizzando il calore presente per effettuare il suo cambiamento di stato da liquido ad aeriforme, lo sequestra, riducendo la percezione del caldo nelle aree limitrofi.

Creazione di canali d’aria e brezza, la presenza di volumi vegetali comporta lo sviluppo di moti d’aria che per convezione trasporta il calore da un ambiente più caldo verso uno più fresco.

Ombreggiamento che impedisce fisicamente l’irraggiamento solare e termico delle aree limitrofi. Per concludere, l’inserimento del verde, costituito da componente arborea, arbustiva ed erbacea, sia in ambito pubblico che privato, porta al miglioramento del comfort climatico e rendono più vivibile la città.

Il ruolo del tappeto erboso

Il tappeto erboso, si inserisce perfettamente in questa nuova corrente di pensiero, poiché in primis riduce la quantità di aree cementificate che possono riflettere e incrementare il calore della zona di applicazione; il prato, inoltre, assorbendo l’irraggiamento solare, lo sfrutta per la fotosintesi, grazie alla quale rilascia umidità che riduce il calore sulla superficie della vegetazione e impedisce a sua volta la riflessione della radiazione solare verso l’atmosfera. L’impiego estetico/funzionale della copertura verde va oltre al tradizionale concetto di prato all’inglese a cui si è abituati ad immaginare, poiché per rientrare in determinati canoni di sostenibilità sarà necessario limitare le richieste idrico-nutrizionali e gestionali delle specie utilizzate.  Il tappeto sostenibile si dovrà comporre di varietà sempre più ecologiche e resistenti agli stress abiotici (idrico-nutrizionale) e biotici (malattie causate da patogeni fungini), inteso come un prato estensivo a ridotta richiesta gestionale (ridotto nr. di sfalci, ridotto uso di fertilizzanti) e che possa essere gestito senza l’ausilio di prodotti fitosanitari.

Il nostro pensiero

Noi di Seminart per abbattere il problema dell’ICU e favorire la sostenibilità del tappeto, sosteniamo l’utilizzo delle nostre varietà macroterme, essenze rustiche, resistenti al taglio basso, in grado di generare un tappeto denso e vigoroso. Il loro apparato radicale profondo e le intrin­seche capacità fisiologiche di queste specie stanno alla base della loro adattabilità al clima estivo consentendone l’im­piego in esposizioni soleggiate e climi caldi con esigue esigenze idriche. La loro fisiologia, infatti, a differenza delle microterme, consente loro di mantenere l’attività fotosintetica attiva anche a temperature proibitive per le altre varietà, favorendo i processi sopracitati soprattutto durante i momenti più caldi della stagione!

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